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A che servono le corazze?

Il blocco muscolare, o inibizione muscolare dell’impulso alla vita, è una manifestazione concreta e visibile della proibizione genitoriale o ambientale ad esprimersi nel bambino: è la manifestazione concreta, fisica, del processo di introiezione della negazione dell’Essere arrivata al bambino dai genitori o dall’ambiente circostante. Questa introiezione della proibizione, e quindi della negazione dell’Essere, dà inizio, a sua volta, alla perdita del movimento, dell’espressione delle emozioni e del comportamento spontaneo, e viene scelta solo perché risulta essere preferibile al dolore insito nel lasciare libere le naturali reazioni alla frustrazione cronica e che il bambino valuta essere “insostenibile”.

Infatti la decisione di inibire è vissuta come una scelta di sopravvivenza , senza alternative apparenti. Il bambino in stato di dipendenza non può vivere in una condizione di guerra continua con l’ambiente circostante e con i propri stati interni di rabbia, terrore e disperazione cronici, conseguenti all’abbandono della spontaneità: l’organismo si volge quindi contro se stesso inibendo i propri impulsi, interiorizza la battaglia tra i bisogni immediati e le proibizioni dell’ambiente esterno.

Se consideriamo che le funzioni del Sé adattivo promuovono la sopravvivenza dell’organismo negoziando fra le esigenze dell’ambiente e quelle dell’organismo stesso, allora possiamo facilmente capire come l’Io finisca con l’identificarsi con i processi inibitori quali veri e propri meccanismi di sopravvivenza: lo schema inibitorio diviene uno schema di sopravvivenza, che a sua volta diviene parte del Sé ideale, minacciato da un’espressione viva e spontanea, e mantenuto in vita dal disperato controllo di questi stessi impulsi. Inoltre ogni affermazione su di sé di tipo cognitivo che segue la forma di decisioni da copione , come ad esempio “io sono una persona comprensiva”, “io sono una persona che dà”, “io sono una persona pacifica”, in realtà stanno solo rinforzando i blocchi muscolari, ossia il meccanismo inibitorio anche ad un livello cognitivo.

Il terrore in costoro è che un allentamento dei blocchi porterà alla catastrofe sia personale che ambientale! Ovvero si ha un’illusione che la liberazione dai blocchi, come quando la rabbia incontrollabile viene lasciata sfogarsi con l’ambiente, porti con sé l’annichilimento, non solo per se stessi, ma anche degli altri. Così l’esperienza schizoide fondamentale è: “La mia vita minaccia la mia vita!” perché ad essere raggelata è la forza vitale stessa. L’organismo si blocca, si irrigidisce, o si chiude nella tensione, e, così facendo, si distoglie dall’ambiente esterno minaccioso. È salvo, ma il prezzo da pagare è una non vita, né vivo né morto.

 

Alfonso Guizzardi, psicologo, psicoanalista, sessuologo clinico

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