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Il narcisismo femminile

Innanzi a tutto forniamo una chiave di lettura. Certamente complessa, ma essenziale per avere una maggiore precisione e non cadere nei soliti luoghi comuni.

Dobbiamo fare una lettura che tenga in primo piano alcuni elementi essenziali:

  • ciò che è accaduto;
  • quando è accaduto, ovvero in quale fase evolutiva;
  • che tipo di relazione, ciò che è accaduto, ha creato con il principale oggetto di relazione di quella specifica fare evolutiva (sia parziale, sia generale, ad esempio, seno come parziale e madre più generale);
  • quale livello corporeo è stato coinvolto maggiormente;
  • quale costellazione di convinzioni, di credenze, di pensieri, di emozioni, di sensazioni fisiche, ciò che è accaduto ha creato;
  • che densità energetica ha il soggetto che abbiamo innanzi a noi ora e quale densità aveva quando è accaduto ciò che è accaduto;
  • che tipo di meccanismi difensivi ha imparato a mettere in atto per proteggersi dal dolore, dalla paura, dalla rabbia, ecc. di ciò che è accaduto.

Con questa chiave di lettura allora possiamo leggere il narcisismo come un fenomeno dissociativo, un meccanismo protettivo, una posizione che possiamo ritrovare, non solo associato ai diversi tratti caratteriali, bensì anche al femminile oltre che al maschile.

Nasce con una richiesta in cui uno dei genitori ha investito la bambina, per esempio: “devi essere simpatica, o attiva, o giudiziosa, o leggera, o responsabile, o studiosa, o quant’altro se vuoi essere amata ed accettata”. Se, poi, la bambina riesce ad ottenere ciò che vuole, o almeno ciò che pensa di volere, realizzando le richieste genitoriali, allora si costruisce una scissione fra ciò che è immagine (che le fa ottenere ciò che vuole) e realtà (in cui non recita ma neanche ottiene il desiderata).

Immaginiamo una donna che abbia investito tutta la sua vita sostenendo un’immagine di sé efficiente, simpatica, dinamica, brillante, sempre con il sorriso sulle labbra, anche nei momenti in cui avrebbe voluto e sentito che sarebbe stato più autentico mandare qualcuno a quel paese.

Avrà sicuramente un collo lungo, contratto, dolorante che riduce il contatto tra una mente che pensa cosa sia più giusto e un sentire di cuore quello che sarebbe più sano per lei. È anche una persona con una scarsa empatia profonda e un radicato controllo di sé. Una persona piuttosto infelice.